Che vuol dire oggi essere un fotografo da social? Mai come oggi il nostro telefonino, o meglio chiamarlo “smartphone”, ha dominato le nostre abitudini, la nostra attenzione, le nostre vite…
Una rivoluzione tecnologica che ha primeggiato, non solo nel mercato digitale, ma anche nella trasformazione dei nostri comportamenti sociali.
Qui però non voglio parlare dei pro e dei contro dell’evoluzione del nostro telefono cellulare, come la possibilità di farsi rintracciare in qualsiasi situazione (vd. GPS), le “app” per ogni cosa, ma anche la perdita della privacy, l’incremento del rischio di problemi visivi, e le dipendenze di ogni tipo. Quello di cui voglio discutere è qualcosa di più attinente al mio mestiere di fotografo: ovvero la possibilità che si ha di fare sempre e in ogni più disparata situazione delle foto più o meno belle con la telecamera del nostro dispositivo.
Quanto hanno ragione i cosiddetti esperti o specialisti di fotografia nel criticare così aspramente questo nuovo modo dilagante nei social di “fare fotografia”? E su che valori estetici o tecnici è giustificata questa loro repulsione totale?
Be’, io che con questo lavoro ci vivo da anni e con cui cerco di dare il mio piccolissimo contributo a livello culturale, formativo e professionale, credo che molta di questa avversione dipenda molto da invidia e insicurezza, e soprattutto da un ostinato trincerarsi contro le innovazioni tecnologiche che fanno sempre paura. Come mi ricordo successe per e durante l’avvento della tecnologia digitale in ambito fotografico.
A quel tempo tutti i difensori del purismo di quest’arte guardavano con superficialità e sussiego chi si voleva aprire a questa nuova frontiera senza pregiudizi. Io personalmente ero già all’epoca convinto che il digitale sarebbe diventato esclusivo dominio della fotografia del futuro e avrebbe presto superato quel complesso di inferiorità, che a causa delle sue iniziali imperfezioni, lo rendevano qualitativamente inferiore ad un immagine su negativo. Conosciamo tutti benissimo il grande progresso che ha compiuto questo settore, raggiungendo livelli strabilianti.
C’è da dire anche che mai come oggi la cultura fotografica è stata così elevata. Naturalmente la mia è una affermazione di principio. Non credo che ci siano migliaia di maestri della fotografia, ma che circolano sicuramente, insieme a tante cose inutili, moltissime più belle immagini rispetto al passato.
Chi sa cercare, e non si ferma alle brutte fotografie riuscirà a trovare perle che nelle epoche in cui si dovevano investire importanti quantità di quattrini per comprare un degno corredo fotografico, non sarebbero mai nate.
Basti vedere tra i social network oggi più in voga in ambito fotografico: Instagram; Flickr; Behance; sono solo alcuni tra di essi più famosi, dove si possono trovare professionisti, ma anche amatori che riescono a creare dei veri e propri capolavori.
Bisogna comunque ammettere che oggi ci sono molti più bravi fotografi rispetto a qualche decennio fa. Ma non perché siano migliori ma per un semplice fattore numerico e statistico: ci sono molti più “fotografi” e quindi circolano più immagini.
Poi facendo molte più foto e di conseguenza guardandone tante, ci si abitua, compresi i semplici avventori di quest’arte, ad un linguaggio visivo che le persone una volta non possedevano. Inoltre anche la pratica di scattare molto aiuta in questo senso. Si è sempre saputo che l’esercizio è il miglior mezzo per progredire in qualsiasi cosa.
Insomma, in termini di “qualità assoluta” si può parlare a ragione di un aumento della sensibilità estetica.
Non è colpa di chi scatta, ma caso mai di chi seleziona e fruisce di questo mare infinito di immagini, su cui ricade la libertà e il gusto di pescare in questo oceano di giovani o meno giovani fotografi. Oppure degli addetti ai lavori, di creare delle strutture e una formazione in grado di dare non solo la capacità di fare ma anche quella di apparire. Capacità quest’ultima molto importatne in un epoca in cui i media digitali e i social la fanno da padrone. A volte penso che molti dei grandi maestri del passato non avrebbero avuto la stessa eco oggi se non fossero stati altrettanto bravi a proporsi sui social media…
Così sta proprio alla bravura di questi talent scout o al discernimento degli internauti a scovare le meraviglie nascoste nell’infinito mondo del web, con umiltà e senza snobismo per i nuovi stumenti, alla ricerca di quei nuovi artisti o semplici appasionati, che rendono con le loro foto sempre magico e affascinante quest’arte, che la si faccia con una reflex, una compatta, un cellulare o un foro stenopeico. Ciò che conta è la credibilità dell’immagine, le emozioni, il messaggio che ci viene trasmesso.